“Mi sento bloccato”, “mi sento perso”, “mi sento in pericolo”, “mi sento debole”, “mi sento colpevole”. Queste parole risuonano quotidianamente durante la terapia e lo psicoterapeuta ha a disposizione diversi strumenti per affrontare le credenze che ognuno di noi ha su di sé: l’EMDR è uno di questi. In questo periodo di emergenza COVID, questo strumento diventa un ulteriore ed efficace alleato per la rielaborazione dei traumi e per risolvere la psicopatologia post-traumatica.
Il mio incontro con l’EMDR è un incontro fatto di fascino e sospetti. Fascino perché rappresenta uno strumento terapeutico particolarmente efficace per elaborare le esperienze traumatiche, l’ansia e gli attacchi di panico, la depressione, il lutto, i disturbi somatici e i disturbi alimentari. Fascino perché esiste tutta una serie di ricerche scientifiche a suo favore, in grado di dimostrarne la validità. Ancora fascino perché è stato descritto il suo funzionamento attraverso studi di neuroimaging in grado di evidenziare modifiche nel funzionamento cerebrale confrontando persone pre e post terapia. Sospetto perché intorno ad esso c’è un’intensa opera di promozione e marketing che rischia di mettere in secondo piano altri aspetti fondamentali della psicoterapia, la relazione terapeuta-paziente prima di tutto, e poi altri quali lo stile personale, la formazione, ma soprattutto il primo fondamentale, imprescindibile, indiscutibile punto fermo per essere un buon terapeuta: essere o essere stato un paziente in terapia.
|EMDR e trauma|
Parlare di EMDR significa parlare di trauma. Ogni volta che con i miei pazienti introduco la parola trauma, sento la necessità di dimensionare e fare chiarezza. Faccio la stessa cosa qui. La mancanza di chiarezza crea un terreno fertile per paure, ansie e incertezze.
Quando si parla di episodi traumatici per semplificare vengono descritti due gruppi di traumi: Traumi con la “T” maiuscola e traumi con la “t” minuscola. I primi sono esperienze improvvise, inaspettate, impattanti nelle quali noi o qualcuno di molto vicino a noi ha rischiato di perdere la vita: abusi, incidenti, terremoti, attentati. Ci sono poi traumi con la “t” minuscola, ovvero esperienze improvvise dolorose che abbiamo vissuto in prima persona, che possiamo ricordare consapevolmente oppure no: le cose che ci dicevano i genitori, frasi dette da professori, da amici, qualità delle relazioni di attaccamento, bullismo, divorzi, relazioni disfunzionali, progetti che non vanno a buon fine, esami non superati, esperienze difficili durante le scuole ecc.
La psicoterapia è di per sé lo strumento adatto a prendersi cura di ciascuna delle esperienze precedenti; l’EMDR è un alleato, uno strumento che potenzia il processo terapeutico.
|Che cos’è l’EMDR|
EMDR significa Eye Movement Desensitizatoin and Reprocessing, ovvero Rielaborazione e Desensibilizzazione attraverso i Movimenti Oculari. In breve, questo metodo permette di rielaborare ricordi non adeguatamente elaborati con l’obiettivo di ridurre l’influenza negativa che hanno sul presente della persona, il tutto contemporaneamente a una stimolazione oculare in grado di attivare entrambi gli emisferi. Sullo sfondo la relazione paziente-terapeuta e un’attenzione non giudicante rivolta alle sensazioni corporee e alle emozioni accompagnano questo viaggio nel tempo.
Non è il ricordo di per sé a influenzare il presente ma ciò che abbiamo imparato noi da quello specifico episodio.
Ogni ricordo parla di un episodio di vita; ogni episodio di vita insegna qualcosa su di noi, lascia una traccia nel nostro corpo, nel nostro sentire e nella valutazione che abbiamo di noi stessi. Qualcosa che assomiglia all’autostima, qualcosa che assomiglia a tensioni croniche, qualcosa che assomiglia al dolore. Vi ricordate “T” maiuscola e “t” minuscola?
|T Maiuscola|
Un incidente grave è molto spesso un episodio che si struttura nella nostra mente come ricordo traumatico. La difficoltà estrema nel parlarne, a volte persino il rifiuto di ricordarlo, sono campanelli d’allarme da accogliere con cura e sensibile attenzione. Anche in questo caso diventa importante esplorare il ricordo; dare voce al sentire, al corpo, alle emozioni; portare l’episodio nel qui e ora della seduta con empatia, con un tono di voce rassicurante e sicuro. Quello che emerge spesso sono valutazioni terrificanti e disfunzionali: “sono colpevole”, “sono in pericolo”, “sono in balia della situazione”, valutazioni che hanno a che fare con la sopravvivenza, con il senso di sé. Pensieri negativi che ostacolano la vita di tutti i giorni, impedendo di vivere pienamente e serenamente.
|t Minuscola|
Il bullismo è un classico esempio di episodio traumatico con la “t” minuscola. Esplorando il ricordo, il paziente può scoprire di essersi sentito di poco valore, debole, rifiutato. Queste sensazioni lasciano spazio a valutazioni quali “non valgo”, “sono indifeso”, “sono debole”, “sono brutto”, “sono sfigato”. Queste affermazioni, che l’EMDR definisce cognizioni negative, e la Gestalt (il mio approccio terapeutico) definisce Introietti, funzionano nel presente come sentenze, lo influenzano, restano celate sullo sfondo delle nostre esperienze pronte ad attivarsi di fronte a situazioni stressanti e alle sfide che la vita propone ogni giorno. Camminare per strada sentendosi sfigati non aiuta nessuno. Affrontare un colloquio sentendosi debole, neppure. Il semplice ripetersi di non esserlo non è sufficiente, e l’EMDR aiuta proprio a rielaborare i ricordi che hanno dato origine a questi pensieri negativi.
|A cosa serve l’EMDR?|
La risposta a questa domanda si trova nel titolo di questo articolo. L’EMDR è un approccio terapeutico che permette di trasformare le tracce del trauma in qualcosa che appartiene al passato, l’EMDR è un processo terapeutico che permette di destinare il trauma, la ferita, al passato. Grazie all’EMDR si attiva un processo di rielaborazione dei ricordi che in diverse sedute vengono reinterpretati dal paziente alla luce delle esperienze maturate negli anni. I ricordi così evolvono e cambiano, inserendosi all’interno della vita di chi li ha vissuti come qualcosa che è accaduto tempo prima e che smette di influenzare il presente. E una volta che il ricordo viene rielaborato, i feedback dei pazienti sono sempre gli stessi:
Che sensazione strana! Ora lo ricordo, ma lo ricordo come qualcosa di più distante.
Riesco a parlarne senza farmi travolgere. Ho più controllo.
Ne parlo in maniera più chiara, vero?
Come funziona l’EMDR? Come fanno i pazienti a rielaborare i traumi e le ferite? Che relazione c’è tra il COVID e l’EMDR? Appuntamento al prossimo articolo!
Se sei curioso di conoscere l’associazione EMDR Italia, i terapeuti e le sue attività visita il sito www.emdr.it
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